Ariccia

Facciata di Palazzo Chigi in Ariccia, foto di Archivio storico del palazzo

In realtà le sue origini sono incerte, ma con sicurezza sappiamo che è antecedente a Roma; le mura di fortificazioni in blocchi di peperino, rivenuti nella parte alta della città, testimoniano la presenza della cittadina già nell’ VIII, VII secolo a.C.

L’antica Aricia preromana era la città a capo della Lega Latina e sul suo territorio, che all’epoca comprendeva anche il lago di Nemi, sorgeva il santuario di Diana Nemorense, sede religiosa della confederazione dei popoli laziali. Assoggettata dai Romani nel IV secolo a.C., come municipio romano Aricia ebbe un lungo periodo di splendore, grazie alla sua fortunata posizione appena sovrastante quella che fu la regina viarum, l’Appia Antica, che ne fece un nodo determinante per i traffici commerciali e la comunicazione con Roma e il resto dell’Impero. Di questo periodo sono testimonianza i resti di ville romane, come ad esempio la Villa dell’Imperatore Vitellio (69 d.C.) di cui oggi rimangono il ninfeo ed il cisternone. Con la sistemazione della Via Appia nel 312 a. C., l’abitato si estese dall’alto dell’acropoli verso la valle e cominciarono a sorgere tabernae, magazzini, templi, edifici pubblici, mercati organizzati in un vero e proprio foro. Inoltre, la bellezza del suo territorio e la vicinanza ai laghi la resero luogo di villeggiatura dei più importanti personaggi dell’epoca.

Durante il Medioevo la cittadina subì le invasioni di Goti, Vandali e Saraceni che nell’827 la distrussero, costringendo la popolazione a trasferirsi sull’Acropoli (l’odierno centro abitato), creando una nuova comunità. A fine ‘900 era sotto il dominio di Guido Conte di Tuscolo e, nel 1223 per ordine di Papa Onorio III della famiglia Savelli, il castello divenne possedimento della Santa Sede, fino al XV secolo, passando successivamente sotto il dominio del castello di Lariano e poi sotto quello di Genzano di Roma. Nel 1473 Papa Sisto IV consegnò il controllo della città ai Savelli, che fecero eseguire numerose opere, come il palazzo baronale ed il prosciugamento del lago di Vallericcia.

Nel 1661 la città venne acquisita dai Chigi, che arricchirono la città, immergendola nell’elegante splendore delle opere del genio di Gian Lorenzo Bernini e di altri artisti quali Carlo Fontana; periodo fiorente fu quello della permanenza di Papa Alessandro VII: Palazzo Chigi, il parco attiguo, la piazza e la Chiesa dell’Assunta, ne sono superbi esempi. Ariccia visse il periodo di massima luce tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, quando divenne meta di artisti, letterati, decoratori del Grand Tour d’Italie. Intanto, in seguito al motu proprio emanato da Papa Pio VII per scoraggiare il feudalesimo (sugli alti costi da affrontare per il mantenimento dei feudi da parte dei nobili) la famiglia Chigi rinunciò al dominio feudale su Ariccia, ma vi mantenne tutte le proprietà.

Nel 1854 venne rettificato il percorso della via Appia, grazie alla costruzione del ponte a tre ordini di archi, voluto da Papa Pio IX, che attraversava il fitto bosco (l’attuale Parco Chigi) congiungendola con la Collina di Galloro. Durante la Seconda Guerra Mondiale il Ponte venne distrutto da un bombardamento e poi ricostruito nel 1947.

 

Per approfondire

La maggior parte dei cartografi moderni e per ultimo il Nibby, prendendo in esame le indicazioni topografiche fornite dagli storici latini, localizzarono a Monte Giove l’antica cittadella di Corioli, distrutta dai Romani nel 491 a. C. Sappiamo infatti che Corioli era situata presso l’odierna Via Nettunense non lontano dalla cittadella di Polusca ( presso Aprilia ), sappiamo inoltre da Livio che il territorio di Corioli confinava con quelli di Ardea e di Ariccia ( Livio III, 71 ): Corioli di Christian Mauri

Colle Pardo è la collina verde tra le più caratteristiche dei Castelli Romani, che si eleva sopra il santuario della Madonna di Galloro, tra Ariccia, Genzano e l’Appia Antica.Meta di escursioni nel bosco, di picnic e di visite al belvedere, il cui panorama spazia in modo spettacolare su un orizzonte senza limiti: da Monte Cavo verso il mare, attraverso i territori di Nemi, Genzano, Lanuvio, Ariccia, Albano, dalla foce del Tevere al Circeo.: Colle Pardo: una storia che ci appartiene

Una sera d’estate arrivando ad Ariccia dalla porta Napoletana, vi potrebbe accadere di osservare la chiesa di S. Maria dell’Assunta e i due casini laterali completamente inondati da fasci di luce azzurra; di intravedere una figura di un uomo, nella fattispecie G. Lorenzo Bernini, abbigliato alla maniera seicentesca: Ariccia e Calderon de la Barca

Un “corpo” urbano articolato da uno snodo architettonico del ‘600: il complesso berniniano fa da cerniera tra il centro storico, che si abbarbica ai bracci della chiesa di Santa Maria dell’Assunta, e il vasto bosco del Parco Chigi – che si estende per ben 27 ettari dietro al Palazzo baronale – quanto resta delle selve che un tempo coprivano i Colli Albani: Ariccia, una città da ricomporre

Nel 1927 si rinvenne una platea in opera quadrata di peperino delimitata da muri nella stessa tecnica, nei pressi della quale vennero alla luce numerosi oggetti votivi, tra cui, oltre ai consueti anatomici, animali, teste, coppe e vasellame in ceramica a vernice nera, anche statue e busti fittili di eccezionale qualità, rappresentanti le due dee: Il santuario di Demetra e Kore ad Ariccia

La bella Piazza di Corte si espande, prosegue dentro le mura storiche della Casina del Ministro e si offre alla vita della città, per esaltare e facilitare l’incontro delle sue tante arterie pulsanti, per fare da moltiplicatore di idee e progetti, per rimbalzare nell’area vasta castellana la vita che si svolge nel Palazzo, per creare una sponda complementare al pullulare delle fraschette, per proporsi come start up attrezzato dei percorsi di conoscenza di Ville e Paesi.: La Casina del Ministro di Ariccia