Colli Lanuvini DOP

Colli Lanuvini DOP (Denominazione di Origine Protetta): un dionisiaco piacere.

Una storia millenaria con natali divini: il vino dell’estasi e della liberazione dei sensi.

Nessun altro luogo al mondo probabilmente, come l’Ager Lanuvinus, ha mai legato così direttamente e profondamente al culto del Dio dell’uva e del vino, la nascita e lo sviluppo della propria tradizione vinicola.

Erano tanti in epoca romana, i rituali in onore a Dioniso, celebrati con questo vino che pertanto, era chiamato a simboleggiarne tutta l’essenza divina, la forza vitale che doveva risvegliare in coloro che si accingevano a berlo, come testimoniato in un intonaco dipinto, rinvenuto nel 1977 presso il cimitero di Lanuvio.

A distanza di due millenni, nella Sagra dell’uva e del vino a Settembre, e nella Festa del vino Novello a Novembre, nel Comune di Lanuvio, si può assaporare tutta l’originaria qualità del vino Colli Lanuvini DOP, un tempo dedicato alla sua divinità per eccellenza. Si può dire anzi, che le molte complessità del carattere di Dioniso, si rispecchiano ancora oggi nelle differenti varietà prodotte di questo vino, che a sua volta esprimono le tante declinazioni del territorio di Lanuvio, diversi modi di raccontare la sua storia.

Nella tipologia di vino bianco, paglierino e dai profumi esotici, le uve di Trebbiano verde ne arricchiscono l’aspetto in purezza e sfumature, esaltando il suo sapore armonico e vellutato, superlativamente espresso nella sua versione “superiore”.

Nella tipologia di vino rosso invece, il caldo uvaggio del Merlot, apporta rotondità e morbidezza a un sapore che qui, diventa più persistente e armonico.

Indubbiamente a prescindere dalle varietà, un buon bicchiere di vino Colli Lanuvini DOP, ancora oggi libera gli uomini dagli affanni quotidiani, regala loro un momento di piacere riconducendoli all’ebbrezza della vita!

Il vino Colli Lanuvini DOP è oggi tutelato dal Consorzio Volontario Tutela Vino DOC Colli Lanuvini.

 

*Segnaliamo che alcune aziende vinicole utilizzano tuttora la vecchia denominazione DOC sulle proprie bottiglie.

©  PAOLA BARTOLONI