Nemi

Anticamente il territorio nemorense apparteneva alla città latina di Aricia e la fitta vegetazione forestale che lo ricopriva interamente era considerata sacra e posta sotto la protezione di Diana, dea dei boschi e della fertilità. Così il Tempio di Diana Nemorense che sorgeva sulle rive del lago divenne sempre più importante centro di culto latino, non interrotto ma anzi alimentato dalla successiva dominazione dei Romani.

L’imperatore Caligola organizzava grandiose festeggiamenti in onore di Diana sulle due navi che teneva ancorate al centro di quel piccolo lago vulcanico. Le due grandi imbarcazioni vennero recuperate dal fondo del lago solo agli inizi degli anni Trenta e conservate nel Museo delle Navi Romane, per poi venir distrutte da un incendio appiccato dei tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale. In epoca medievale intorno al lago di Nemi si addensò una florida comunità agricola, la cosiddetta Massa Nemus, che produceva essenzialmente frutta e vino e che sarà poi assegnata dall’Imperatore Costantino alla Basilica di San Giovanni Battista ad Albano, per accrescerne il potere.

Intorno al IX secolo venne edificato il castello (il Castrum Nemoris) e Nemi ricadde sotto il potere dei Conti di Tuscolo. All’incirca nel 1090 subentrarono i Frangipane, ma già nel 1153 papa Anastasio IV concesse il castello ai monaci cistercensi dell’Abbazia delle Tre Fontane sulla via Laurentina. Sotto il loro governo prese forma il borgo attuale e Nemi visse un periodo tranquillo, anche grazie alla sua posizione che la rendeva inattaccabile da tre lati. All’inizio del XV secolo Nemi venne concessa da Papa Bonifacio IX a Tebaldo Annibaldi, per ringraziarlo dei servizi resi nella crociata contro i Caetani ed i Colonna. Nel 1412 Riccardo Annibaldi lo restituì per un breve periodo ai monaci cistercensi. Nel 1428 il territorio venne acquisito dalla famiglia Colonna.

Nel 1479 i Colonna vendettero, a scopo di garanzia, i feudi di Nemi e Genzano di Roma al cardinale Guillaume d’Estouteville, il quale li trasmise nel 1483 ai propri figli naturali Agostino e Girolamo, avuti da Girolama Tosti. Nel 1501 Papa Alessandro VI – con il Breve Apostolico Coelestis altitudine potentia – concesse ai nipoti Giovanni e Rodrigo Borgia una serie di feudi che comprendevano anche Nemi, che vennero amministrati dal Cardinale Arcivescovo di Cosenza Francesco Borgia, a causa della loro minore età.

Alla morte del Papa il feudo tornò sotto il controllo della famiglia Colonna, ma poco dopo si succedettero i Cesarini (1550), i Piccolomini (1560), i Cenci (1563), i Frangipane (1572), i Braschi (1782) ed infine gli Orsini (1860). Con l’Unità d’Italia Nemi divenne Comune, anche se il castello e le proprietà ad esso attigue vennero acquisite dai Ruspoli che, oltre a ristrutturare l’antico edificio, si occuparono di lavori interni al tessuto urbano del borgo.

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Nemi è stato, grazie al panorama pittoresco ed alla presenza del lago, un’importante tappa del Grand Tour, attirando illustri visitatori quali Barthold Georg Nieburg, Charles Gounod, Charles Didier, Massimo D’Azeglio, James Frazer.

Per approfondire:

Numerose sono le testate giornalistiche che nell’estate del ’29 registrarono l’enorme successo di pubblico e vendite ottenuto dalla mostra “Cento vedute del Lago di Nemi”. Era esposto un consistente nucleo di tele ed oli votato ad un soggetto particolare, un unico paesaggio eletto a tema esclusivo della raccolta, ripreso ed elaborato secondo diverse angolazioni, in differenti scorci, momenti del giorno e dell’anno proprio al fine di creare un complesso puzzle di cento parti che rendesse un’immagine dello “Specchio di Diana” in tutti i suoi molteplici aspetti: Nemi: azzurra, viola, cobalto

Se si osservano i centri storici da una certa distanza, quella giusta, quella che permette di vedere bene tutto il complesso degli spazi e delle case, l’emergere delle torri o dei campanili, le strutture minute e quelle massicce, è possibile rintracciare non solo la coesione fisica ma anche la coesione sociale delle comunità. Il modo di vivere degli abitanti di un luogo conforma l’aspetto stesso di quel luogo: Centri storici di profilo

La storia di un territorio può essere raccontata a partire dagli oggetti, dalle cose, risalendo pian piano alla rete dentro la quale si trovano invischiate altre storie: una di queste è quella che riguarda gli uomini, negli aspetti del lavoro, del vivere quotidiano, di quanto hanno saputo fare e costruire per rendere migliore la loro esistenza: Nemi dentro e fuori

Abbarbicato alla collina e proteso verso il lago, con un’area di circa 736 ettari, interamente inseriti nel Parco dei Castelli Romani, Nemi sembra voler porre un freno a priori all’affollamento che nei giorni festivi, suo malgrado, lo invade: Nemi, un piccolo gioiello che potrebbe essere facilmente incrinato

Circa 1920 abitanti, una crescita demografica continua a partire dal 1861, un insediamento ricco di storia che le fonti farebbero risalire intorno al 1235, data in cui fu edificato un castello cistercense attorno al quale crebbe lentamente il paese: Centri storici

Il turista è oggi molto esigente e non si accontenta più di trovare una personale e parziale risposta al caos organizzativo, ma ricerca un servizio efficace ed efficiente a 360°: un servizio fatto di cultura, paesaggio ed enogastronomia, ma anche di incontro, di accoglienza, di emozione, di relazione con la comunità… che deve rispondere in modo preparato, organizzato, efficente: VisitNemi.it